Attività di ricerca

La Presidenza del Consiglio dei Ministri. Questioni fondamentali dell’esperienza repubblicana

Il dibattito politico italiano è segnato da tempo dalla polemica tra coloro che sostengono che le inefficienze del nostro assetto istituzionale sono imputabili in buona misura ad un difetto di poteri nelle mani del Governo e – in particolare – del Presidente del Consiglio e coloro che – invece – ritengono che il Governo abbia poteri molto significativi (primo fra tutti: la decretazione d’urgenza) e che una loro semplice razionalizzazione sarebbe più che sufficiente (basta pensare alla definizione di percorsi preferenziali per le iniziative legislative governative più efficaci di quelli già oggi previsti). Quale che sia la posizione da prendere su questa discussione, è agevole constatare che, al di là delle riforme “alte” del sistema, alcuni accorti interventi “in basso” potrebbero sin d’ora rimediare ad alcune delle maggiori criticità.

In questo contributo si sono messi in luce due profili, che sono parsi subito essenziali: il sovraccarico di compiti di amministrazione attiva in capo alla Presidenza del Consiglio, che sembra distoglierla dalla funzione di supporto ai compiti, ben più importanti, che l’art. 95 della Costituzione affida al Presidente del Consiglio; la problematica definizione dei rapporti tra Ministro dell’economia e delle finanze e Presidente del Consiglio, che pone un autentico problema di forma di governo. Intervenire su questi due aspetti sarebbe – ovviamente – politicamente delicato, ma in questa sede si è avuto cura di limitarsi a: a) presentare i dati di diritto positivo; b) ripercorrere le vicende della nostra storia istituzionale; c) mettere in luce le criticità dell’attuale assetto organizzativo e competenziale; d) offrire alcune prospettive tecniche di riforma, impregiudicata restando l’opportunità delle scelte politiche da compiere

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